
✨ Introduzione – Quando non sai da dove ripartire
C’è un momento in cui ti svegli e capisci che la tua vita non funziona più.
Non è detto che tu stia male davvero — non piangi, non sei depressa, non urli.
Ma dentro senti il vuoto, il caos, la confusione.
Ti sembra di non avere più il timone.
Come se qualcuno avesse cambiato la rotta mentre dormivi.
La chiamano crisi personale, ma il nome tecnico (e poco conosciuto) è molto più profondo: si tratta di una crisi di autogoverno.
E quando accade, scatta una delle decisioni più importanti della vita:
👉 Devo farmi aiutare?
E se sì… da chi?
È qui che inizia la confusione tra coaching e psicologia. Ed è proprio qui che dobbiamo fare chiarezza.
Con verità, con esempi concreti e, se me lo permetti, anche con qualche riferimento biblico che può illuminare l’anima e la strada.
1 – Coaching e psicologia non sono la stessa cosa
Molte persone arrivano al coaching con aspettative sbagliate.
Pensano che basti "parlare con qualcuno", sfogarsi, e poi ricevere una magia motivazionale per rimettersi in carreggiata.
Altre vanno dallo psicologo chiedendo "un piano strategico per cambiare vita"… e poi si spazientiscono perché la terapia "non è pratica".
Ma sai qual è la verità?
Né il coaching né la psicologia possono funzionare… se non sai cosa stai cercando.
🔎 Il coaching in breve
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Si lavora sul presente e sul futuro, non sul passato
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Si lavora con persone funzionanti, non in stato di sofferenza clinica
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È un processo strategico e pratico, non diagnostico
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È orientato all’azione: definizione obiettivi, allenamento mentale, cambiamento di abitudini
Il coach è come un allenatore di potenziale.
Ti prende dove sei e ti porta dove vuoi arrivare. Ma sei tu a pedalare.
Lui non ti salva: ti aiuta ad allenarti per salvarti da sola.
🔬 La psicologia in breve
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Lavora sul disagio, sulla sofferenza, sulle dinamiche profonde
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È un intervento clinico, regolamentato e riconosciuto
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Analizza i meccanismi inconsci, le ferite, i traumi
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Spesso è necessaria in caso di depressione, ansia, blocchi emotivi gravi
Lo psicologo è come un chirurgo dell’anima.
Va in profondità. Ti aiuta a capire il perché.
A volte, prima di ricostruire, bisogna curare.

🧠 2 – Gli errori più comuni (e pericolosi) che fanno le persone confuse tra coaching e psicologia
Quando si cerca un cambiamento nella propria vita — che sia perdere peso, cambiare lavoro, uscire da una relazione tossica o smettere di autosabotarsi — è facilissimo confondere i due strumenti.
Il coaching e la psicologia si presentano entrambi come percorsi di “aiuto”, ma il come aiutano è ciò che fa la differenza.
Eppure, ogni giorno vedo persone fare questi errori micidiali:
❌ ERRORE #1 – Usare il coaching come terapia mascherata
Molti cercano un coach quando in realtà non stanno bene.
Sono tristi, spenti, in crisi, magari con sintomi depressivi o ansiosi… ma non vogliono “andare dallo psicologo”.
Per orgoglio, per paura, per stigma.
E allora cercano scorciatoie. Soluzioni rapide. “Motivazione”.
➡️ Il risultato?
Il coach cerca di impostare un obiettivo, ma la persona non riesce nemmeno a formulare un desiderio chiaro.
Non c’è energia, non c’è centratura. E tutto si arena.
📚 In “Coaching: Evoking Excellence in Others”, James Flaherty sottolinea che “un coach lavora con chi è disposto e in grado di agire, non con chi ha bisogno di essere salvato”.
Il coaching non è un sostituto della psicoterapia.
❌ ERRORE #2 – Aspettarsi “strategie” dallo psicologo
All’estremo opposto, c’è chi ha già letto “Atomic Habits”, segue mille profili motivazionali, fa journaling… ma non riesce a mantenere una direzione nella vita.
Va dallo psicologo e si lamenta: “Parliamo troppo, non mi dice cosa fare.”
Vorrebbe strumenti pratici, una tabella di marcia, non solo consapevolezza.
➡️ Qui serve un coaching strategico, non un setting terapeutico.
📚 Carol Dweck, in “Mindset”, spiega che la crescita non arriva solo dalla comprensione, ma dall’azione consapevole e reiterata.
Lo psicologo aiuta a capire.
Il coach ti accompagna a cambiare.
❌ ERRORE #3 – Cercare “una figura unica per tutto”
“Vorrei una persona che sia coach, psicologa, nutrizionista e magari anche un po’ mamma…”
Eh no.
Questo non è sano né etico.
➡️ Mischiare i ruoli crea dipendenza, confusione, e un rischio enorme: non avere mai davvero il giusto supporto per il bisogno specifico.
📚 Irvin D. Yalom, nel suo classico “L’arte della terapia”, spiega che anche nel contesto terapeutico, confondere ruoli indebolisce la responsabilità del paziente.
❌ ERRORE #4 – “Io non ho bisogno di nessuno”
Questa è la più insidiosa.
Molti si illudono di cavarsela da soli: leggono libri, fanno corsi, guardano video su YouTube… ma restano fermi.
➡️ La verità è che la crescita personale senza confronto esterno ha un limite.
📚 Henry Kimsey-House, in “Co-Active Coaching”, lo dice chiaramente:
“Le persone cambiano solo quando si sentono viste, sostenute e sfidate in un contesto sicuro e strutturato.”
Fare da soli è nobile, ma restare soli può diventare una trappola di ego.
✅ E allora, cosa serve per scegliere bene?
Te lo dico in tre parole: lucidità, umiltà e visione.
Lucidità per capire dove sei davvero.
Umiltà per ammettere che da sola non stai andando dove vuoi.
Visione per scegliere lo strumento giusto per il bisogno di oggi, non quello che “suona meglio” su Instagram.

🔍 3 – Quando il coaching funziona (e quando no): esperienze vere
Ora entriamo nel vivo: come si manifesta, nella pratica, la differenza tra un coaching efficace e una richiesta che invece avrebbe bisogno di terapia?
Ti porto quattro casi reali, esempi molto comuni, con la lente giusta per capire:
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Quando il coaching è lo strumento ideale
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Quando invece diventa una forzatura (e si rischia di peggiorare le cose)
✅ Caso 1 – Coaching riuscito: “So cosa voglio, ma non so da dove cominciare”
Chiara, 38 anni, voleva lasciare il suo lavoro da dipendente e costruirsi un personal brand nel settore benessere.
Aveva idee, entusiasmo e anche competenze… ma era bloccata dal caos: mille progetti iniziati, nessuna direzione.
Abbiamo lavorato insieme in 6 sessioni.
🎯 Obiettivo chiaro.
📍 Strategia.
📆 Piano d’azione.
📲 Supporto costante via WhatsApp.
🔁 Adattamento settimana dopo settimana.
👉 Dopo un mese e mezzo aveva il suo profilo Instagram attivo, una linea editoriale, le prime vendite e — soprattutto — la percezione di essere al comando della sua vita.
📚 Charles Duhigg, ne Il potere delle abitudini, spiega che “le abitudini non si cambiano con la forza di volontà, ma con un sistema.”
Ed è proprio questo che fa il coaching: costruisce il sistema.
❌ Caso 2 – Coaching fallito: “Mi sento vuota, non so cosa voglio”
Luca, 45 anni, era in burnout.
Diceva: “Mi sento spento, non riesco ad alzarmi dal letto, ho tutto ma non ho niente.”
Abbiamo fatto una prima sessione esplorativa. Dopo 30 minuti era chiaro che non era pronto per lavorare su obiettivi, perché non riusciva nemmeno a formulare un desiderio.
➡️ L’ho indirizzato a uno psicoterapeuta.
Non era coaching ciò di cui aveva bisogno.
Era contenimento, ascolto, spazio per rielaborare un’esistenza sgretolata.
📚 Daniel Goleman, in Intelligenza emotiva, spiega che quando una persona vive uno stato emotivo cronico disturbante, le aree cerebrali legate alla scelta consapevole e all’azione si “scollegano”.
In quello stato, il coaching non può funzionare.
✅ Caso 3 – Coaching efficace: “Continuo a sabotarmi con la dieta”
Serena, 29 anni, cambiava alimentazione ogni 15 giorni.
Diceva: “Ci provo, ma poi mollo. Mangio per frustrazione. Non mi riconosco più.”
Con lei abbiamo lavorato non sulla dieta, ma sul sistema mentale:
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Autoidentità: chi stai diventando?
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Micro-abitudini: cosa puoi fare ogni giorno?
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Costanza, non perfezione
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Esercizi di visualizzazione e tracciamento
👉 In 6 settimane aveva perso 4 chili, ma soprattutto aveva cambiato il dialogo interno.
Non diceva più “sono a dieta”, diceva “sto imparando a volermi bene”.
📚 Atomic Habits, di James Clear, spiega che il cambiamento duraturo non nasce dalla motivazione, ma dall’identità.
Il coaching serve proprio a spostare l’identità, una decisione alla volta.
❌ Caso 4 – Coaching evitato: “Mi sento in colpa per tutto. Anche quando dormo.”
Giulia, 42 anni, voleva fare business coaching per “cambiare vita”, ma durante la call gratuita è emerso che ogni scelta la faceva sentire in colpa.
Paura del giudizio. Senso di inadeguatezza. Paranoie su ogni cosa.
➡️ Con un piano strategico l’avremmo solo schiacciata di più.
Le ho detto con chiarezza che prima doveva fare pace con la sua autostima.
Le ho consigliato un terapeuta. Dopo qualche mese è tornata, pronta.
📚 L’arte della terapia, di Irvin D. Yalom, parla proprio di questi casi: persone che “non riescono a cambiare finché non accettano di essere degne del cambiamento.”
🔚 La regola d’oro
👉 Il coaching funziona quando sei pronta a scegliere e agire.
👉 La terapia funziona quando hai bisogno di capire e guarire.
Confondere i due è come usare un martello per avvitare una vite:
Non solo non funziona, ma rischi di fare danni.
🔐 4 – La crisi di autogoverno: il momento in cui smetti di decidere per te
C’è un punto preciso — anche se spesso non lo vedi arrivare — in cui smetti di governare la tua vita.
Non è il giorno in cui molli tutto.
Non è nemmeno quando ti senti triste.
È molto più subdolo.
È il giorno in cui inizi a funzionare in automatico, lasciando che siano gli altri, le abitudini, il passato, il giudizio o la paura… a decidere per te.
Ecco, questo momento si chiama crisi di autogoverno.
🧭 Cos’è l’autogoverno?
L’autogoverno è la capacità di prendere decisioni consapevoli, libere e coerenti con ciò che sei e vuoi diventare.
È quando sei regista e protagonista della tua vita.
📚 Il coach Flavio Fogarolo, nel libro Coaching e cambiamento, lo definisce come:
“la facoltà di rispondere agli stimoli della vita con la propria intenzionalità, senza reagire in automatico, senza diventare ostaggio di vecchi schemi.”
Quando perdi questa facoltà, sopravvivi.
Funzioni, ma non vivi.
💣 Come si manifesta una crisi di autogoverno?
Non arriva come un uragano. È una pioggia sottile.
Ecco i segnali più comuni:
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Ti svegli la mattina con senso di vuoto
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Ogni decisione diventa faticosa, angosciante o evitata
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Non ti riconosci nei tuoi comportamenti: “non so perché l’ho fatto”
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Ti senti spettatrice della tua vita
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Ti lasci guidare da routine che non hai scelto più tu
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Rinunci a desideri che un tempo erano vitali
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Reagisci, non agisci.
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Ti dici spesso: “Ma chi me lo fa fare?”
🧠 Esempio pratico – Marta e il "pilota automatico"
Marta, 36 anni, lavorava in azienda da 10 anni. Era brillante, motivata, ambiziosa.
Poi ha iniziato a “non decidere più”:
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Ha rifiutato una promozione, senza sapere perché.
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Ha rinviato la sua laurea per due anni.
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Non ha più fatto sport, né uscite, né scelte.
Diceva: “Mi sento addosso una zavorra. So cosa vorrei, ma non ho energia per volere.”
➡️ Questa è una crisi di autogoverno.
Non sei depressa. Ma non stai decidendo più per te.
🧪 Come si riconosce davvero?
Prova a rispondere con sincerità:
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Quali scelte sto rimandando da mesi?
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Quali azioni sto facendo solo perché “si fa così”?
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In cosa sto dicendo SÌ quando dentro sento NO?
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C’è una versione di me che ho lasciato morire in silenzio?
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Chi sto cercando di accontentare con la mia vita attuale?
Se almeno 3 di queste ti fanno male…
🛑 Forse non è la tua vita a non funzionare.
Forse hai solo smesso di guidarla.
🎯 Il coaching serve proprio qui
Il coaching non ti “cura”. Non ti salva.
Ma se sei in questa fase… può rimetterti il volante in mano.
Ti aiuta a:
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Riconoscere i comportamenti automatici
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Ricostruire identità e scelte
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Ridefinire obiettivi coerenti con il tuo vero sentire
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Allenare il muscolo decisionale (quello che si è atrofizzato)
📚 In “Il potere delle abitudini”, Duhigg spiega che il cambiamento profondo avviene solo quando interrompi il loop automatico e inserisci una nuova scelta consapevole.
Il coaching è quella scelta.
Un’ora alla settimana per sei settimane, dove torni al comando.
🎯 5 – Coaching o psicoterapia? Le 10 domande guida per capirlo da sola
Dopo tutto quello che hai letto, potresti ancora chiederti:
“Ok, ma allora io da chi dovrei andare?”
Bene. Ti do uno strumento semplice, diretto e senza fronzoli:
10 domande guida.
Se rispondi con onestà (e senza cercare di “convincerti”), scoprirai cosa ti serve davvero in questo momento della tua vita.
❓DOMANDA 1 – “Il mio problema mi sta solo rallentando o mi sta consumando?”
Se è un blocco strategico, emotivo ma gestibile → Coaching.
Se è una sofferenza profonda, che ti toglie il respiro → Psicoterapia.
❓DOMANDA 2 – “So dove voglio andare, ma non riesco a iniziare?”
→ Coaching.
Se hai un obiettivo chiaro ma ti mancano metodo, struttura, costanza.
❓DOMANDA 3 – “Non so nemmeno cosa voglio, sento solo disagio”
→ Psicoterapia.
Quando non riesci nemmeno a formulare un desiderio, serve tornare al centro.
❓DOMANDA 4 – “Reagisco sempre allo stesso modo, anche se non voglio”
→ Coaching + (eventuale supporto terapeutico).
Il coaching può aiutarti a spezzare il ciclo. Ma se c’è un trauma, serve anche cura profonda.
❓DOMANDA 5 – “Ho bisogno di parlane… o di fare qualcosa?”
Lo psicologo ti ascolta, ti accoglie, ti accompagna a comprenderti.
Il coach ti sfida, ti dà compiti, ti segue mentre agisci.
Cosa cerchi?
❓DOMANDA 6 – “Mi sento rotta… o solo confusa?”
Rotta → Psicoterapia.
Confusa → Coaching.
E fidati: la differenza si sente nel cuore, non nella testa.
❓DOMANDA 7 – “Sono pronta ad agire, anche se ho paura?”
Se la risposta è sì → Coaching.
Il coach non ti tiene la mano nel dolore: ti accompagna a fare anche se tremi.
❓DOMANDA 8 – “Ho bisogno di strategie pratiche o di esplorare il mio passato?”
Strategie → Coaching.
Passato, ferite, dinamiche → Psicologia.
❓DOMANDA 9 – “Sento che è il momento di cambiare?”
Il coaching è uno strumento potentissimo per chi è in fase di svolta.
Se senti il bisogno, ma anche la forza di cambiare, inizia da lì.
❓DOMANDA 10 – “Mi sento sola, fragile, persa?”
Allora non fare da sola.
Cerca un professionista che abbia il coraggio di dirti “questo non fa per me”.
Questa è la cosa più importante: non scegliere il più famoso, scegli il più onesto.
🧠 Conclusione: serve coraggio per chiedere aiuto. Ma ancora di più per scegliere bene l’aiuto giusto.
Il coaching e la psicologia non sono nemici.
Sono alleati di evoluzione, due strumenti meravigliosi… se usati nel momento giusto.
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Uno ti porta a fare, uno ti aiuta a sentire.
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Uno ti porta al futuro, l’altro ti riconcilia con il passato.
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Entrambi ti riportano a casa, dentro di te.

💌 E ora? Tocca a te scegliere. Ma non da sola.
Se leggendo hai sentito che è il momento di riprendere il timone, allora il mio coaching potrebbe essere il punto di svolta.
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Io lo leggo con attenzione. Rispondo sempre. E se c’è compatibilità, ti riservo uno degli slot disponibili (sì, sono limitati, perché lavoro in modo artigianale, con il cuore e senza filtri).
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💬 Ti ha fatto riflettere?
Conoscevi davvero la differenza tra coaching e psicologia… o anche tu facevi un po’ di confusione?
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