“Non paragonarti a nessuno”: la lezione che nessuno ti insegna ma che può cambiarti il business (e la vita)

Pubblicato il 2 giugno 2025 alle ore 09:01

Non paragonarti a nessuno.

Sembra una frase da biscotto della fortuna, vero?
Di quelle che leggi e dici “sì vabbè”, mentre sei lì a scrollare compulsivamente il profilo della tipa che guadagna in un giorno quello che tu guadagni in un trimestre... con un sorriso perfetto, una pelle photoshoppata e una citazione motivazionale a caso sotto il reel (copiata pure male).

E invece no.
Questa è LA lezione.
La vera. L’unica. Quella che non ti insegnano nei corsi da 997 euro con bonus finti e voce impostata da webinar.
La frase che, se la capisci davvero, ti fa passare da spettatrice ansiosa a imprenditrice che fattura con le sue regole, nel suo stile e – cosa miracolosa – con gente che la sceglie proprio perché è lei.

Ma partiamo dall’inizio.
O meglio: dal tuo scroll mattutino.
Siamo onesti: quante volte ti sei detta “devo cominciare a fare i reel come quella lì”?
Oppure: “lei sì che è professionale… io non so neanche dove si attacca il microfono”.
Oppure ancora: “mo’ cambio tutto, rifaccio il feed come Chiara Ferragni pre-crisi matrimoniale”.

Ecco, quello – proprio quello – è il momento in cui hai smesso di essere te stessa e hai iniziato a diventare una copia senza garanzia.
Hai smesso di creare e hai iniziato a imitare.
Hai smesso di guidare… e ti sei messa a rincorrere.

E sai cosa succede quando rincorri gli altri?
Succede che ti superano sempre, perché tu sei nel loro gioco.
E il tuo? Il tuo business? Le tue idee? I tuoi valori?
Abbandonati sul ciglio della strada, come una borsa in saldo a fine stagione.

Ma perché lo facciamo?

Perché paragonarci ci viene bene.
È come il carboidrato: sa di conforto.
È quella voce interna che dice: “se almeno fossi come lei… magari ce la farei”.
È il tentativo disperato di non sbagliare, cercando la strada più battuta.

Solo che il marketing, amica mia, non è la scuola guida.
Non ti premia per seguire le regole che la tua sponsor ti ha impaginato inun pdf grazie all'aiuto di chat gpt 
Ti premia quando" rompi il c**** nel modo giusto".

Quando disturbi il sistema con qualcosa che non si è mai visto così. Quando la gente si ferma e dice:
“Scusa… ma questa chi diavolo è?!”

E lì hai già vinto.
Perché non sarai più la copia di qualcun altro.
Saranno gli altri a pensare di dover copiare te.

Il Paragone è la droga del Fallimento

(E tu sei lo spacciatore di te stessa) 

 

Ora, non è per metterti ansia — anche se un po’ sì — ma ogni volta che ti paragonavi a qualcuno, il tuo cervello ti stava vendendo una droga.
Sì, sì, proprio come quelle che ti fanno girare in tondo con le pupille dilatate, solo che in questo caso ti dilata l’insicurezza.

Il paragone è subdolo.


Ti si infila nella testa con fare gentile, come una vocina sussurrata tipo “ma guarda che lei ci riesce meglio di te eh…”.
E tu, puntuale come Amazon Prime, rispondi:
“Oddio, è vero. Mi serve un microfono nuovo. Una foto ptofilo più sexy. Un filtro che mi dia lo zigomo da CEO .”

Ma attenzione...che la droga del paragone non è una sola.
Esistono tre tipi di “sostanze tossiche” che ti rifili da sola, come se fossi la Pablo Escobar del tuo personal brand.

 

Vediamole insieme:


1. Il paragone verso chi è più avanti

Questa è la tua preferita.
Guardare quella che ha diecimila follower, venti collaborazioni e un’aura da “io so cose che tu non sai”.
La guardi e ti convinci che non sei pronta, che devi studiare ancora, che devi sistemare tutto prima di iniziare.

Sì, peccato che lei ha iniziato quando ancora TikTok si chiamava Musical.ly.
E tu stai lì, paralizzata, a pensare che lei sia meglio e tu… boh.
Ma il problema non è lei.
È che ti stai chiedendo se sei all’altezza di un percorso che non è il tuo.

È come confrontare la tua piantina di basilico al primo giorno con la foresta amazzonica.
Spoiler: la tua piantina non è in ritardo, sta solo crescendo.


2. Il paragone verso chi “è indietro”

Questo è più subdolo.
Guardare chi “ne sa meno”, chi è più insicura, chi comunica peggio…
e sentirti in colpa perché, ehi, almeno lei ci prova.
“Lei ci mette la faccia, ha il coraggio… e io?”
E giù altra dose di giudizio.

Ma anche qui: non è lei il problema.
Il problema è che tu ti stai confrontando in basso per avere un alibi per non fare in alto.
È il paragone al contrario: quello che ti fa pensare che se non sei la peggiore, allora va bene così.


Peccato che questa scusa ti tiene ferma esattamente dove sei.


3. Il paragone verso chi è “simile”

Ah, questa è la cocaina del confronto: la tua gemella digitale.
Stessa nicchia, stessi colori, stessi argomenti.
Una specie di te, ma con la frangetta meglio fatta e un modo più figo di parlare nei reel.
E lì parte la spirale:
“Oddio, ho detto le stesse cose…”
“Oddio, anche lei ha lanciato un corso su X…”
“Oddio, l’ha detto prima di me!”

E tu, invece di differenziarti, inizi a rincorrerla in un duello tra due cloni, dove l’unico vincitore… è l’algoritmo, che si pappa tutte le visualizzazioni mentre voi fate la guerra fredda a colpi di caption.


Ma la verità è un’altra

Quando ti paragoni, non agisci più dalla tua autenticità.
Agisci da uno stato di reazione.
Come quando copi la verifica in classe: prendi una cosa che “sembra funzionare” e la appiccichi su di te, senza sapere se ci sta bene o se ti rappresenta.

Risultato?
Un contenuto senz’anima.
Un business senz’anima.
Una comunicazione senz’anima.

 

E come fai a vendere qualcosa se manco tu senti che è tua?


Effetti collaterali del paragone:

  • Scroll compulsivo (anche nei bagni pubblici)

  • Invidia mascherata da “ispirazione”

  • Shopping online per sentirsi “più professionali”

  • Sintomi di burnout senza aver lavorato davvero

  • Feed costruito per piacere e non per convertire

  • Voce tremante nei video

  • Sindrome dell’impostore cronica


E mentre tu sei lì a interrogarti su quale preset usare, la verità è questa:
la gente compra da chi sente autentico.
Non da chi copia bene.
Ma da chi rischia di essere se stesso anche se sa che potrebbe essere giudicato.

Ecco perché il paragone è la droga del fallimento.
Perché ti fa agire da una versione che non sei.
E quindi, anche se “funziona”, non funziona mai per davvero.

Perché quel successo non ti appartiene.
Non ti emoziona.
Non ti motiva.
E non ti fa alzare dal letto con la voglia di spaccare tutto.

L’ILLUSIONE DI “ESSERE MEGLIO DI”

(E il teatro tragico dell’influencerismo)

Allora.
Per me, questo bisogno compulsivo di “essere meglio” ci ha rovinato il fegato, il feed, e pure l’umore.

Perché parliamoci chiaro: “essere meglio di” chi?
Meglio in base a cosa?
Chi è il giudice?
Dov’è la giuria?
C’è una classifica ufficiale con voti e punteggi tipo "Ballando con le Star"?

Spoiler: NO.

C'è la polizia che controlla se sei meglio di ? NO 


Il “meglio” è un costrutto mentale che cambia a seconda di chi ti guarda.


Per qualcuno, sei troppo seria.
Per altri, troppo simpatica.
Per alcuni, troppo cheap.
Per altri ancora, troppo snob.

Cioè: anche se vinci, perdi comunque.
Eppure tu lì, a cercare la combo vincente di “voce calma ma non troppo”, “parole empatiche ma con piglio autoritario”, “sorriso aperto ma non da scema”.
Insomma, la recita del secolo.
Il teatro dell’influencerismo.


Sipario sul palco del business finto

Benvenuti a Teatro Brand, lo spettacolo più triste del digital marketing.
Sul palco troviamo:

  • La coach copia-incolla: frase motivazionale ogni mattina, “ciao anime belle” e “siete pronte a brillare?” anche quando fuori ci sono 7 gradi e piove da tre settimane.

  • La leader “meeee”: si presenta come la più bella del reame,  copia CHI CE L'HA FATTA SENZA FARCELA.

  • Urla “scelgi meeee” come una pecora in crisi d’identità, ma di suo non ha neanche il tono del post.

  • La guru da funnel: paroloni, paroloni, paroloni. Ma poi vai sul sito e il form non funziona, l’email arriva in spam, e ti senti più confusa di prima.

Tutti recitano.
Tutti imitano qualcuno che ha apparentemente più successo.
E mentre lo fanno, perdono la cosa più preziosa che hanno: la propria voce.


Essere migliori non è il problema.

È perché vuoi esserlo, il problema.

Vuoi essere più brava perché vuoi servire meglio chi ti segue?
O perché vuoi dimostrare qualcosa a chi manco ti conosce?
Vuoi crescere perché hai una visione o perché non sopporti di vedere l’altra con più commenti nei reel?

Perché guarda che si capisce.
Il pubblico lo sente.
Ha antenne da ragno radioattivo.
Ti sgama subito.

Chi copia, puzza di muffa mista a zolfo mista a puzza di piedi . 
Chi recita, sa di finto.
Chi vuole “essere meglio” solo per sorpassare, non è mai autentico.
È solo strategico.
Ma oggi la strategia senza anima… fa ridere i polli.


Il cliente oggi ha fame di verità

La gente non compra più solo perché sei “brava”.
Compra perché sei VERA.
Perché si fida.
Perché sente che sei una di loro.
Perché in mezzo a tutte quelle con la stessa frasetta, lo stesso filtro e la stessa offerta, TU sei uscita dicendo:
“Raga, io sono questa. Non perfetta. Non sempre pettinata. Ma UTILE. E presente.”

E sai qual è la magia?
Che quando sei autentica…
attiri proprio quelli che servivi da sempre.
Non follower a caso.
Ma persone giuste, con cui creare relazioni vere, percorsi veri… e sì, pure fatturati veri.


 

Il bisogno di sembrare, ti separa da ciò che sei

“Meglio di” è il mantra di chi non ha ancora capito chi è.
Perché quando sei centrata, radicata e consapevole del tuo valore…
non ti viene neanche voglia di essere “meglio”.
Ti basta essere pienamente te.
E il mercato… si accorge.

Il confronto è un tentativo di raccogliere approvazione fuori, quando ancora non hai approvato te stessa dentro.
Quindi sì, puoi anche “battere” la concorrenza.
Ma se lo fai imitando, resti una vincente infelice.
E guarda che là fuori ci sono interi team  pieni di vincenti infelici.
Fatturano, ma si odiano.
Vendono, ma non si sopportano.


Hanno “successo”, ma non riescono più a riconoscersi.

Tu questo vuoi?


L’unico “meglio” che conta

Essere meglio di te ieri.
Non di lei.
Non di loro.
Non della Ferragni pre-bancarotta emotiva.

Solo di te.
Di quella che ieri aveva paura.
Di quella che ieri non pubblicava per il giudizio.
Di quella che ieri si nascondeva dietro un “non è il momento”.

Diventare meglio per servire meglio.
Per esprimerti meglio.
Per costruire qualcosa che ti somigli al 100%.

 

IL CORAGGIO DI ESSERE SE STESSI

(E di farsi giudicare per davvero – senza travestimenti)

Ok, adesso mettiamoci comodi perché qui arriva la parte che fa paura a tutti, pure a quelli che fanno i fighi su instagram con il microfonino in mano attaccato alla bocca ( ahhah ) :
Essere se stessi è un atto rivoluzionario.

Sì, rivoluzionario.
Altro che le rivolte in piazza: qui si tratta di dichiarare guerra alla paura più primordiale che abbiamo.
No, non quella dei ragni.
Nemmeno quella di restare senza Wi-Fi.


Quella di essere visti per davvero.


E se mi vedono?

(E se poi non piaccio?)

Eh, vedi. Il punto è tutto lì.


Essere giudicati per ciò che siamo davvero fa molta più paura di essere criticati per un personaggio che indossiamo.
Perché se ti giudicano mentre fingi…
puoi sempre dire “eh, ma quella non ero proprio io”.
Come quando ti metti un vestito orrendo per una festa e dici:
“Vabbè, era per ridere.”
E invece dentro stavi solo testando se potevi piacere anche così.

Ma quando ci metti la faccia vera,
la voce vera,
le parole vere,
le idee tue,
senza copione…

…se ti giudicano,  giudicano proprio te.


Te, nuda come un pensiero appena nato.
E lì non hai più scuse, maschere, salvagenti.

Hai solo il coraggio.
O no.

È per questo che la gente copia.

Per protezione.
Perché, paradossalmente, è più facile essere una copia che essere veri.
Se la gente non compra, puoi sempre dare la colpa al “modello”.
Se ti criticano, puoi sempre dire che stavi seguendo una strategia.


È meno doloroso, meno coinvolgente.

 

Ma sai anche cosa?
È infinitamente meno efficace.

Perché quando sei vero,
quando ti mostri per quello che sei davvero,
quando dici “questa sono io, questa è la mia idea, questo è il mio modo”…
succedono due magie:

  1. Ti vedono davvero.

  2. E tra quelli che ti vedono, alcuni ti scelgono proprio per quello.

E lì, amica mia, hai vinto.


I giudizi arrivano comunque.

Ma almeno siano per ciò che sei.

Perché alla fine, ti giudicheranno sempre.
Sempre.
Con o senza il tuo consenso.
Con o senza la tua strategia.
Con o senza la tua frangetta nuova.

Quindi tanto vale che ti giudichino per quello che sei veramente.
Così almeno, se ti criticano, sei in pace.
Perché non hai tradito nessuno, soprattutto te stessa.
E se ti approvano…
non approvano un personaggio,
approvano te.
Te vera.
Te che ci hai messo cuore, idee, visione.


Il prezzo della verità è il coraggio.

Ma la ricompensa è l’allineamento.

Sai quando senti quella vibrazione dentro?
Quando fai un contenuto e dici “cavolo, questo ero proprio io”?
Quando chiudi una consulenza e pensi “mi sono sentita libera”?
Quando pubblichi un post e non ti importa del numero di like, perché era necessario dirlo?

Quello, my friend , è allineamento.
È verità.
È business con anima.

E da lì, da quel punto…
inizia tutto.
Perché non sei più in guerra.
Né con te stessa, né col mercato.


In pratica?

Ti giudicheranno lo stesso.
Ma almeno adesso sei TU a scegliere per cosa vuoi essere giudicata.

Preferisci che ti dicano:

“Non mi piace il suo stile…”

oppure:

“Boh, è come tutte le altre”?

Nel primo caso, sei stata te.
Nel secondo, sei stata una comparsa.
Scegli tu.

Ma sappi che l’unica vera differenziazione oggi nel mercato sei tu.
Tu, con la tua voce.
Tu, con la tua storia.
Tu, con i tuoi modi sbagliati ma veri.
Tu, che non ti nascondi più dietro il template perfetto.


E sai una cosa incredibile?

Quando cominci a mostrarti per davvero,
quando inizi a dire le cose come stanno,
quando smetti di imitare e inizi a vivere il tuo business come un’estensione di chi sei…

gli altri lo sentono.

Ti scrivono:

“Oh, questo post sembrava parlasse a me.”
“Mi hai fatto riflettere.”
“Avevo bisogno di sentirlo.”

E lì capisci che essere veri è la strategia più potente che esista.

Come costruire un business autentico

(senza perdere pezzi di te per strada)

Questa parte è per chi è pronta a passare dall’autostima alla strategia.
Perché sì, è bello dire “voglio essere me stessa”, ma poi arriva il feed da fare, il reel da montare, la caption da scrivere…
e tu lì, in pigiama con la maschera all’argilla, che pensi:
“Essere autentica… ok. Ma COME?”

Te lo dico io, passo passo.
Con una premessa fondamentale:

👉 L’autenticità non è una scelta estetica.


Non è il tono della voce, il font, i colori pastello o il “mi mostro spettinata perché sono vera”.
È una scelta strategica.
Profonda. Coraggiosa. E tremendamente efficace.


Iniziamo con la tua Santa Trinità

1. Guarda dentro, non intorno

Il business autentico comincia quando smetti di chiederti “cosa funziona?”
e inizi a chiederti:
“Cosa mi viene bene? Cosa mi viene spontaneo? Cosa mi fa battere il cuore?”

🔍 In pratica:

  • Apri le note del telefono.

  • Scrivi 10 cose che ti vengono facili e che ti dicono sempre che fai bene.

  • Poi scrivi 10 cose che faresti anche gratis.

  • Infine, incrocia le due liste e cerca i punti in comune:
    Lì c’è il tuo terreno fertile.

Sembra semplice?
Lo è.
Ma pochi lo fanno, perché è più comodo scopiazzare il post di qualcun altro che sedersi a riflettere sulla propria missione.

Eppure è lì che nasce il personal brand:
Dall’intimità tra ciò che ami e ciò che sai fare bene.


2. Diventa meglio. Ma solo di te stessa 

Chiariamo subito una cosa:
dire “non paragonarti a nessuno” non vuol dire restare ferma.
Anzi.
Significa correre… verso la tua evoluzione.

🧠 In pratica:

  • Non fissarti su “voglio essere come lei”.

  • Focalizzati su: “voglio essere meglio di me ieri”.

  • Misura i tuoi progressi sul tuo metro:

    “Parlavo con paura – ora sono più fluida.”
    “Evitavo i video – ora ne ho pubblicato uno al mese.”
    “Temevo di vendere – ora faccio lanci che mi rappresentano.”

Questa è crescita reale.
Non apparente.
Non da performance.

E sai qual è la figata?

👉 Quando cresci autenticamente, non ti fai concorrenza con nessuno.
Perché non c’è nessun altro con la tua storia, il tuo stile, la tua voce, il tuo tono.


3. FOTTITENE degli altri. E costruisci

Ok, non proprio degli “altri altri”.
Ma degli altri competitor, sì.
Degli altri che ti guardano senza comprare, pure.
Degli altri che ti giudicano senza capire il tuo perché…
assolutamente sì.

Perché chi fattura davvero, 

“NON SA cosa fanno gli altri."
Perché è troppo impegnato ad evolvere se stesso e le sue idee.”

E non è uno slogan.
È un dato pratico:
chi sta creando non ha tempo di copiare.
Chi è immerso nel proprio progetto non ha bisogno di scrollare il profilo delle altre per trovare ispirazione.
Perché l’ispirazione arriva dalla pratica.


Costruire un business autentico significa:

  • Parlare con la tua voce, anche se a volte trema.

  • Offrire ciò che davvero sai fare, anche se ti sembra “troppo semplice”.

  • Fare marketing come ti verrebbe da spiegare una cosa alla tua amica, non come il tizio del corso americano.

  • Raccontare il tuo perché, non quello che “si dice che funzioni”.

  • Lanciare con coraggio, anche se i primi risultati sono piccoli.

  • Imparare da te, giorno per giorno.


Esempio pratico  

Immagina due networker:

  •  Carla: copia il post della leader, le storie, la CTA, i colori, le emoji. Tutto. Preciso.

  • Valeria: posta col suo stile, con la sua voce, con il suo vissuto, anche se a volte scomodo. Racconta le sue evoluzioni vere, i suoi perché. Vende da sé, non come qualcun altro.

Chi pensi che verrà ricordata?
Chi pensi che attirerà persone affini davvero?
Chi costruirà una rendita stabile, e non una bolla da due settimane?

Esatto.


Autenticità = Posizionamento

Se non sei diversa… non sei posizionata.
Se non sei posizionata… non sei riconoscibile.
Se non sei riconoscibile… non sei scelta.

E se non sei scelta… non fatturi.

 

Game over.

Il mercato è pieno di voci simili.
Ma tu non devi urlare per sovrastarle.
Devi parlare così bene con la tua voce… che chi è giusto per te si zittisce da solo per ascoltarti.

Neurobranding e neuroni specchio

(Ovvero: non puoi più fregare nessuno, il cervello ti ha già sgamata)

Allora.
Mettiamo le cose in chiaro:
il cervello umano è più sveglio di quanto tu creda.
Ha antenne ovunque.
Fiuta la paura.
Sente la forzatura.
Riconosce il teatrino anche quando il sipario sembra perfetto.

Quindi la domanda non è più:

“Come faccio a sembrare credibile?”

La domanda è:

“Quanto sono credibile… biologicamente parlando?”

Perché, cara mia, siamo ufficialmente entrati nell’era del neurobranding.


Che roba è il neurobranding?

È il modo in cui il cervello processa, classifica e sceglie cosa gli piace – e cosa no – quando viene esposto a un brand, un contenuto o una persona.

E no, non è magia.
È pura neuroscienza.

Il tuo cervello, ogni volta che vede un contenuto, attiva i neuroni specchio.
Sai cosa sono?

Immagina di vedere uno che sbadiglia: sbadigli pure tu.
Vedi uno che si emoziona? Ti si inumidiscono gli occhi.
Vedi una che parla con passione vera? Ti viene voglia di ascoltarla anche se stai friggendo le melanzane.

👉 I neuroni specchio sono il motivo per cui l’autenticità si sente.
Non serve dire “sono autentica”.
Se lo sei, lo percepiscono.
Se non lo sei… pure.


E sai che succede se reciti?

Succede che i neuroni specchio dell’altra persona non si attivano.
Zero empatia.
Zero fiducia.
Zero emozione.

Succede che la gente ti guarda,
ma non si connette.
Ti ascolta,
ma non ti sente.
Ti vede,
ma non ti sceglie.

Perché?
Perché non c’è risonanza.


“Sembra tutto uguale”

Questo è il lamento più diffuso dell’utente medio oggi:

“Scorro e mi sembra di vedere sempre le stesse cose.”

Sai perché?
Perché l’internet è pieno di contenuti fatti col pilota automatico.
La faccia da “buongiorno anime belle”.
Il filtro perfetto.
La musica che va di tendenza.
Il testo preconfezionato.

Risultato?
Il cervello dice:

“Già vista. Già sentita. Già ignorata.”

E quindi, indovina?
SCROLLA.
Via.
Avanti un’altra.


La differenza la fa la novità + autenticità

Il cervello ama due cose:

  1. Il nuovo.

  2. Il vero.

Quando vede qualcosa che non ha mai visto così, ma che sente sincero, si blocca.
Si attiva.
Entra in modalità:

“Aspetta, fammi capire meglio… questa roba mi suona diversa.”

Ed è lì che succede la magia.
Hai attirato l’attenzione.
Ma soprattutto:
hai attivato il cervello.


Vuoi un esempio?

Immagina due video:

  • Uno è il classico reel da networker con la musichetta motivazionale, la scritta “non mollare mai” e un sorriso tirato stile pubblicità del dentifricio.

  • L’altro sei tu, che dici:

“Oggi non ho voglia di essere impeccabile. Voglio solo raccontarti cosa mi ha fatto dire ‘voglio mollare tutto’… e perché non l’ho fatto.”

Chi pensi che attiva più neuroni?

Esatto.
Il secondo.
Perché è nuovo (nel tono, nella verità)
ed è vero (nel contenuto, nella vulnerabilità).


Il cliente 2025 non è scemo.

È bombardato.
È stanco.
È iperstimolato.
Ha visto 300 funnel, 90 lanci, 12 coach al giorno.

Se non lo tocchi davvero,
non ti vede.
Se non ti riconosce come diverso,
non ti ricorda.
E se non ti ricorda…
non ti compra.

Fine.


Come attivare i neuroni specchio?

  1. Parla in modo che si senta che ci credi.

  2. Racconta esperienze, non solo concetti.

  3. Sii visivamente coerente col tuo messaggio (no video motivazionale mentre sei depresso, please).

  4. Taglia tutto quello che “sembra figo” ma non ti somiglia.

  5. Rispondi come risponderesti a una tua cliente, non come “la versione figa di te” risponderebbe.

Il cervello lo capisce.
Anzi:
lo sente prima ancora di capirlo.


Ricapitolando:

  • I neuroni specchio capiscono se sei vera o fake.

  • Il cervello moderno ignora ciò che ha già visto mille volte.

  • Il contenuto che resta è quello vero e unico.

  • Il vero marketing oggi è connessione emotiva reale.


Ultima perla:

Il tuo personal brand non è un travestimento.
È un’amplificazione di chi sei.
Se è costruito, stufa.
Se è vissuto, funziona.

La scelta e il rifiuto: due facce della stessa medaglia

(E perché farsi dire NO è un superpotere imprenditoriale)

Ah, il rifiuto..
Quel mostro sotto al letto dell’infanzia imprenditoriale.
Quella parola che non vuoi mai sentire, tipo “IVA da pagare” (ahahah)
Quel no..che ti fa pensare:

“Non valgo abbastanza. Non sono pronta. Dovrei cambiare tutto.”
NO.
Anzi:


SÌ AL NO.


Il NO è selezione naturale.

Ogni NO che ricevi,
è un SÌ potenziale che hai scansato volontariamente.
Lo so, ora ti sembra una presa in giro motivazionale tipo “le lacrime sono solo sudore dell’anima”,
ma ascoltami bene:

Quando ti mostri davvero per quella che sei, inizi a polarizzare.

Cosa vuol dire?

Vuol dire che:

  • Alcuni ti adorano.

  • Altri ti odiano.

  • Nessuno rimane “meh”.

E questa è la cosa più sana che possa succederti in un business.


Il problema non è il NO.

Il problema è quando non ti scelgono perché non ti hanno capito.

Sai perché succede questo?
Perché non ti sei espressa fino in fondo.
Hai detto cose "giuste", ma senza coraggio.
Hai fatto contenuti “neutri” per non urtare nessuno.
Hai cercato di piacere a tutti.

Risultato?

Nessuno si è sentito davvero toccato.
Nessuno ha detto: “Lei parla proprio a me.”
Nessuno ha cliccato.

Perché in un mercato saturo di messaggi, vince chi ha un messaggio forte.
E un messaggio forte… fa selezione.


Vuoi essere scelta?

Allora devi essere anche rifiutata.

Non si scappa.


Non puoi avere fan senza avere haters.
Non puoi avere clienti entusiasti senza averne alcuni che ti dicono:

“Sei troppo diretta.”
“Non mi piace il tuo modo.”
“Preferisco una comunicazione più istituzionale.”

 

E tu sai cosa fai?

Sorridi.
E dici:
“Perfetto, non sono per te.”

E nel frattempo, qualcuno là fuori sta dicendo:

“Finalmente una che parla come me.”
“Mi sento vista.”
“Mi ha tolto le parole di bocca.”

Quello è il tuo cliente.
Non gli altri.
Quello lì è quello che paga.


I contenuti che convertono davvero non sono quelli che piacciono a tutti.

Sono quelli che sbloccano chi si sente bloccato.

E per fare questo, devi avere il coraggio di:

  • Parlare la tua lingua

  • Usare le tue metafore

  • Portare i tuoi valori

  • Raccontare la tua verità

…e lasciare andare quelli che non si riconoscono in tutto questo.


E qui arriva il paradosso magico:

Essere giudicata è il primo passo per essere scelta.

sì.
Perché solo se qualcuno ti giudica per qualcosa che hai detto, mostrato o incarnato, vuol dire che hai detto qualcosa.
Che hai mostrato qualcosa.
Che hai incarnato qualcosa.

Il silenzio, l’assenza di reazione… è peggio.
È morte imprenditoriale.
È invisibilità.


Quindi: scegli di essere scelta.

Ma scegli anche di farti dire di no.

Accoglilo. Amalo. Scrivici una poesia se vuoi.( ahhaha ) 
Perché ogni NO:

  • rafforza la tua identità

  • affila il tuo messaggio

  • crea spazio per il prossimo SÌ

E fidati: quel sì sarà molto più soddisfacente.
Perché sarà per TE.
Non per la versione filtrata di te.
Non per la te travestita da guru.
Per te, punto.


Come gestire il NO?

Ecco un piccolo kit da tenere nel cuore (e nella tasca, volendo):

🛠️ STRUMENTI PER AFFRONTARE UN NO COME UNA QUEEN

  1. Respira. Non è personale, è selezione.

  2. Rispondi con eleganza. Chi sa gestire un rifiuto, vende anche al secondo giro.

  3. Analizza, ma non assillarti. Capisci se puoi comunicare meglio, ma non cambiare pelle.

  4. Vai avanti. Subito. Non ti fermare a piangere sul feed degli altri.

  5. Crea. Sempre. Ogni NO deve diventare un post che aiuta qualcun altro.


La verità finale?

Se vuoi essere scelta… devi avere il coraggio di essere anche rifiutata.
Se vuoi piacere a chi ti serve, devi smettere di piacere a tutti.

È un prezzo piccolo, se ci pensi.
Ma la ricompensa è enorme:
un business su misura per chi sei davvero.
E clienti che ti scelgono per quello che sei davvero.

E questo, amore, vale più di mille "like".
Vale un sì che paga, e non solo con i soldi.
Paga in rispetto, in gratitudine, in continuità.
In fiducia.
In reputazione.
E sì: anche in fatturato.

Diventare bravi a essere se stessi

(E farlo diventare la tua skill numero uno)

Sai cosa non ti insegna nessun corso da 997€, nessun funnel ben fatto, nessun webinar con voce da speaker radiofonico?

👉 Come si fa a essere se stessi davanti al mercato.

Eh già.
Perché “essere se stessi” sembra semplice, no?
Una roba tipo: “dico quello che penso, mi vesto come voglio, parlo come parlo e via”.
Ma non è così.
Essere se stessi è un muscolo.
E come tutti i muscoli, va allenato.

All’inizio sei rigida.
Ti senti strana.
Hai paura.
Poi cominci a parlare.
Poi cominci a fregartene.
Poi, a un certo punto, ti svegli e dici:

“Cavolo, ma sono diventata brava… a essere ME.”
E lì…
Lì cambia tutto.


Perché essere se stessi è una skill.

Una competenza.
Una forza.
Una potenza commerciale e comunicativa che spezza la concorrenza come grissini.

Non è fuffa motivazionale.
È neuro-business.
È branding strategico.
È posizionamento.
È marketing con anima.


Pensa a chi segui con piacere.

Non ti colpiscono perché sono perfetti.
Ti colpiscono perché sono loro.
Imperfetti, strani, buffi, veri.
Ti piacciono per come ti fanno sentire.
E sai perché ti fanno sentire qualcosa?

Perché si sono allenati a essere se stessi.
E in quel processo, sono diventati bravi.

Bravi a scrivere come parlano.
Bravi a vendere come vivono.
Bravi a raccontarsi senza maschere.


E tu?

Hai due scelte:

  1. Continuare a cercare il “format giusto”, il “modello perfetto”, la “nicchia con più numeri”.

  2. Oppure allenarti ogni giorno a essere la versione più onesta, chiara, utile e potente di te stessa.

Una vende per un po’.
L’altra costruisce un brand che dura.


Come si diventa bravi a essere se stessi?

Con 3 strumenti.
(Sì, tre. Perché amo le liste. E pure tu, ammettilo.)

🧰 TOOLBOX DELL’AUTENTICITÀ PROFESSIONALE

  1. Esporsi anche quando trema la voce.
    Fallo lo stesso. Più ti esponi, più ti rafforzi.

  2. Rivedersi con amore e lucidità.
    Riguardati nei contenuti. Non per giudicarti, ma per capire: “Dove sono davvero io qui dentro?”

  3. Farsi domande migliori.
    Non “piacerà?”.
    Ma:

    “È vero?”
    “Serve?”
    “Mi rappresenta?”


Spoiler potente:

Se ti rappresenta, piacerà.
Non a tutti. Ma ai giusti.

E nel business, non vincono quelli che piacciono a tutti.
Vincono quelli che muovono le persone giuste verso un’azione concreta.

Quando sei brava a essere te stessa:

  • La tua comunicazione diventa naturale.

  • Le tue vendite diventano conversazioni.

  • I tuoi contenuti diventano magnetici.

  • La tua fatica si trasforma in flow.

  • Il tuo tempo si ottimizza perché smetti di “copiare” e inizi a vivere il tuo brand.


Concludiamo con una verità potente:

La tua unicità non è da trovare.
È da riconoscere e allenare.
Perché Dio, la vita, l’universo o quel che vuoi…
ti ha già fatta unica.

Non serve costruirti.
Serve ricordarti chi sei.
E mostrarlo ogni giorno un po’ di più.


Essere giudicata? Fa parte del gioco.

Essere copiata? È il premio.
Essere scelta? È il risultato.

Ma essere se stessi?
È la partenza.
È la strada.
È la destinazione.

E sai qual è la parte più bella?

👉 Che ogni giorno che scegli di essere te stessa…
diventi più brava.
Più chiara.
Più potente.
Più vera.

E sì, più ricca.
Dentro, e fuori.

Se tutto questo ti ha fatto riflettere...

...e senti che è il momento di costruire un business che ti assomigli davvero,
forse possiamo farlo insieme.

Offro una sessione gratuita di coaching da 30 minuti per aiutarti a fare chiarezza:
su dove sei adesso, dove vuoi andare e come farlo nel modo più autentico possibile — il tuo.

🎧 Possiamo sentirci su WhatsApp, oppure trovi tutto sul mio sito.
Io ci sono. Senza pressioni. Senza maschere. Solo verità e visione. 😊

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Commenti

Debora Gremmo
13 giorni fa

Questo contenuto dovrebbe essere inserito nel manuale della vita oltre che del business! Grata di averlo letto!

Valentina Porcedda
13 giorni fa

Grazie 🙏 di cuore

Doriana gatufi
13 giorni fa

Letto tutto d'un fiato...eh sì quella.maledetta paura...nel mio caso non tanto di essere giudicata..la mia e sempre stata paura di non riuscire, mischiata all' ansia che per farcela dovessi snaturaree stessa... Perché ? Tanti anni di insegnamenti sbagliati...in cui veniva insegnato ad essere unici facendo quello che facevano tutti gli altri... Per me la confusione totale del mio cervello... Mi sono detta 1000 volte basta mollo tutto.. ma poi ha vinto la mia perseveranza...e oggi sono ancora qui... Ho iniziato a liberare la mente da tutti i pensieri tossici di 7 anni di condizionamento e sto riportando a galla me stessa .. è una bella sensazione...

Valentina Porcedda
13 giorni fa

Ti rende libera ..

Laura Calegari
13 giorni fa

Articolo letto tutto d’un fiato pieno di verità. Mi ci sono “rispecchiata” completamente.
Grazie per aver fatto un post più che approfondito su una tematica importante che serve sia nel lavoro che nella vita quotidiana.

Maria Luisa
13 giorni fa

Anche se fatto con buone intenzioni ciò che mi hanno insegnato i miei genitori ha funzionato come blocco per me, per tanti anni!
Non esporti troppo, chissà cosa penseranno… vola basso, umiltà! Adeguati….
Beh solo da qualche tempo ho capito che io sono così come sono perche in questo mondo servo a qualcosa per la persona che sono! Confesso tuttavia che i vecchi modelli, ogni tanto, bussano ancora alla mia porta!
Grazie 🙏🏻 per ciò che ho letto qui!
Da oggi, ricordati chi sei sarà il primo pensiero davanti allo specchio!
ML

Valentina
13 giorni fa

A furia di farlo si diventa bravi ad essere se stessi 😘🤗

Jirina Nazzani
13 giorni fa

Ho letto tutto, mi ha fatto riflettere. Ho sempre dubitato di me. Sono cresciuta in una famiglia dov'è non ero mai abbastanza, mai apprezzata per quello che sono e mai incoraggiata. Ho dovuto sempre dimostrare di valere qualcosa tuttavia non era sufficiente.
Mi sono portata nella mia vita la convinzione di non valere nulla. Zero autostima.
Adesso per fortuna non è più così. Ho incontrato sulla mia strada le persone che mi hanno e mi stanno aiutando tuttora nel farmi capire che vado bene come sono e che non devo dimostrare nulla a nessuno. Tranne a me.
Questo articolo rispecchia quello che sto vivendo. Un conflitto dentro di me di non essere abbastanza brava perciò guardare quelli che ritengo più bravi e sentirmi inadeguata, e dall'altra parte di sentirmi che vado bene come sono e migliorarmi ogni giorno. Mi capita che sta vincendo la prima e ho voglia di mollare tutto e subito dopo guardo quanta strada ho fatto e vedo come sono già migliorata... Un articolo che avevo bisogno. Grazie!

Valentina
13 giorni fa

Fino a quando
Non molli

Non avrai fallito ☺️si cresce sempre !